Il teatro comico di Georges Feydeau III
«Quando mi trovo davanti al foglio di carta, nella foga del lavoro, non analizzo i miei eroi, ma li guardo agire, li sento parlare. In un certo senso essi si concretizzano, e sono, per me, degli esseri reali. La loro immagine mi si imprime nella memoria, non solo fisicamente, ma anche per quanto concerne il ricordo dell’istante in cui entrano in scena, e della porta attraverso la quale vi accedono. Io possiedo la mia pièce, come un giocatore di scacchi possiede la scacchiera; ho ben impresse nella mente le varie posizioni che le pedine (i miei personaggi) sono andate a occupare. In altre parole, sono consapevole della loro evoluzione simultanea e successiva. E questa evoluzione si limita a un certo numero di movimenti. Non dimenticate che il movimento è la condizione essenziale del teatro, e di conseguenza (e lo dico in tutta onestà, visto che tanti maestri l’hanno sostenuto) la principale dote del drammaturgo…».
(Georges Feydeau durante un’intervista rilasciata ad Adolphe Brisson nel 1901)
Oltre alle pièces inedite, il volume raccoglie testi teatrali assenti dal panorama editoriale italiano da circa quarant’anni. Il tutto è integrato da numerosi saggi di approfondimento che spiegano nei dettagli la struttura linguistica delle opere di Feydeau, il contesto storico in cui sono state concepite e la differenza esistente tra tre generi teatrali spesso oggetto di confusione: farsa, vaudeville e pochade.
(a cura di Pasquale Calvino e Annamaria Martinolli)
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