Il cinema nei dipinti di Edward Hopper (I): The Circle Theatre
Traducción de Annamaria Martinolli
Il presente testo è tratto dal saggio pubblicato sul Boletín de Arte (N.° 20), e023, septiembre 2020, ISSN 2314-2502. Facultad de Artes, Universidad Nacional de La Plata. La Plata, Buenos Aires, Argentina. L’autrice è Viola Rühse. La traduzione è a cura di Annamaria Martinolli.
Edward Hopper, celebre per le composizioni pittoriche che ricordano scene di film e hanno ispirato molti cineasti, era egli stesso un assiduo frequentatore di sale cinematografiche. Si è anche occupato di cinema in alcune sue opere in relazione alla tematica, per lui significativa, della solitudine. Di seguito verranno analizzate tre opere centrali sul cinema di Edward Hopper il cui contesto storico non è stato ancora esaminato nei dettagli. Grazie alla composizione sofisticata e alle diverse rifrazioni motiviche che le caratterizzano, queste opere sono molto illustrative della storia del cinema in particolare e della storia americana degli anni Trenta in generale. Negli anni Trenta, la condizione dei cinema cambiò, in parte per ragioni legate alla crisi economica. Le nuove sale cinematografiche furono mantenute nello stile “Streamline Moderno”, mentre i frequentatori di cinema erano anche meno eleganti. Hopper affronta i nuovi sviluppi di quest’industria nel dipinto The Circle Theatre (1936)
Il dipinto si ispira all’omonima sala cinematografica di Columbus Circle a New York. Originariamente costruita come teatro vaudeville dall’architetto Charles Chavenaugh nel 1901, già nel 1906 Thomas W. Lamb la rifece interamente, e dopo pochi anni fu utilizzata come cinema. Le sue condizioni nel 1935 sono documentate in un disegno di Anthony F. Dumas. L’opera di Dumas potrebbe non essere del tutto corretta nella prospettiva se paragonata a un altro disegno a colori, più vecchio, dellʼedificio, anche se i dettagli della facciata sembrano essere stati colti accuratamente.
Dalle cartoline dell’epoca e dal disegno di Dumas, risulta evidente che Hopper colloca altri negozi a destra e a sinistra dellʼingresso del cinema – nel quadro di Dumas cʼè solo un negozio di pittura – e cambia la facciata dell’edificio. A sinistra dellʼingresso del cinema, nel quadro di Hopper, si intuisce la presenza di un drugstore. L’entrata non è visibile, ma le parole Drugs e Soda sono pubblicizzate per tre volte ad altezze diverse sopra la medesima. Inoltre, Candy è reclamizzato nella parte superiore e Hortonʼs Ice Cream in quella centrale con caratteri meno leggibili. Questo produttore di gelati – un’azienda tradizionale newyorkese – non riuscì a tenere il passo con gli impianti di produzione più grandi e meccanizzati e nel 1928 fu acquistato da un’azienda di maggiori dimensioni. Dal 1930 in poi, il marchio cessò di esistere nella sua forma indipendente.
A destra dellʼingresso nel quadro di Hopper cʼè una vetrina rossa con decorazioni dorate e fotografie di film. Tale vetrina non figura nel disegno di Dumas. Le vetrine sono entrate in voga alla fine del 1910 e sono state installate anche al Circle Theatre. Tuttavia, in termini di stile, differiscono da quelle del quadro di Hopper. Rispetto al drugstore sulla sinistra, è evidente che nella piccola gioielleria sul lato destro del Circle Theatre non vi è alcuna pubblicità oltre ai gioielli esposti. Anche il nome del negozio è mantenuto molto semplice. Di conseguenza, la gioielleria sembra molto più elegante del drugstore sulla sinistra. È evidente che per il quadro di Hopper la tematica pubblicitaria è importante. Attraverso il drugstore e la gioielleria, l’artista pone in risalto le strategie di marketing impiegate dai cinema, ovvero la pubblicità intesa come un piacere a basso costo o di lusso.
Negli anni Trenta con il passaggio al cinema sonoro, ma anche influenzata dalla crisi economica, l’esperienza cinematografica negli Stati Uniti cambiò. Nei grandi cinema, gli spettacoli scenici furono ridotti o addirittura aboliti e i prezzi d’ingresso scesero. Nei cosiddetti «punti di ristoro» nella hall si diffuse la vendita di bevande, popcorn e dolci da consumare in sala. Queste attività garantivano importanti entrate aggiuntive e facevano concorrenza ai drugstore e ai negozi di caramelle. In contemporanea a ciò, i sindacati dei lavoratori del cinema si opposero ai tagli salariali che si stavano verificando e organizzarono scioperi per protestare contro i lunghi orari di lavoro, le poche giornate di riposo e l’assenza di ferie. Oltre a queste azioni dei sindacati, furono compiuti anche attentati dinamitardi per difendersi contro «la percepita avidità dei gestori dei cinema». Nel 1935, una bomba distrusse la facciata e la biglietteria del Circle Theatre, dove era in corso uno sciopero da diversi giorni. Il gestore del Circle Theatre – la catena Consolidated Amusement Enterprises – in quel momento combatteva con i sindacati per una riduzione del salario minimo del quarantuno percento. Nell’anno in cui Hopper dipinse il quadro, i rapporti tra i sindacati e gli operatori cinematografici erano particolarmente tesi e furono fatte esplodere molte altre bombe che misero in pericolo anche i frequentatori dei cinema.
Tale situazione può essere alla base della scelta del soggetto da parte di Edward Hopper, che sembra attirare simbolicamente l’attenzione su questa minaccia di bomba sotterranea. Per esempio, la vista dell’entrata del cinema è ostentatamente ostruita da un chiosco della metropolitana della Interborough Rapid Transit Company, in stile Beaux-Art, che fu installato a Columbus Circle nel 1904. In effetti, davanti al cinema ce n’era uno. Tuttavia, l’artista sembra averlo collocato un po’ più a sinistra, in modo che l’entrata della metropolitana si trovi proprio al centro dell’ingresso del cinema, bloccandone la visuale. I vetri grigi smerigliati del chiosco della metropolitana nel dipinto di Hopper non sembrano chiari e sottili come nella realtà, e l’intero chiosco della metropolitana ha un aspetto minaccioso. L’effetto è ulteriormente accentuato dall’edicola vuota di fronte. Quando il nero del chiosco si fonde con quello delle facciate del cinema e della gioielleria, l’entrata della metropolitana appare ancora più imponente e ricorda una delle Bocche dell’Inferno. L’atmosfera spaventosa è sottolineata anche dalla luce fredda verdastra. Il chiosco nero della metropolitana, dall’aspetto pericoloso, e l’apparenza aliena della decorazione della porta del cinema a forma di pagoda – che sembra ispirarsi al cosiddetto stile Exotic Revival – contrastano anche con la delicata facciata chiara dell’edificio e le colonne con capitelli ionici e aree dorate.
In relazione al chiosco della metropolitana – che apparentemente simboleggia il pericolo delle bombe provenienti dal sottosuolo – anche i due semafori rossi e il punto di vista dell’osservatore di fronte al primo dei due in primo piano trovano una loro ragione d’essere. Questi elementi sono stati segnalati dagli studiosi senza che finora ne sia stato chiarito il significato. I semafori automatici divennero popolari a New York a metà degli anni Venti e sostituirono le torri del traffico con gli agenti di polizia. Nello specifico, dopo il 1934 il sindaco di New York La Guardia installò una grande quantità di nuovi semafori automatici. Hopper sceglie un modello di semaforo più semplice con due segnali, uno rosso e uno verde. A metà degli anni Trenta, i semafori erano ancora un fenomeno urbano relativamente nuovo e molto discusso in termini di storia culturale, come è chiaramente dimostrato dal gran numero di lettere riguardanti i semafori che i lettori inviavano al New York Times. Hopper ha così integrato nel suo quadro un particolare segnale di pericolo urbano.
Il semaforo e gli altri elementi rossi all’entrata del cinema drammatizzano la scena. Sembrano trasmettere un deciso avvertimento di non frequentare il cinema in vista delle difficoltà nel settore e a causa delle bombe della seconda metà degli anni Trenta. Al contrario, le colonne dorate richiamano un’epoca più elegante e una cultura cinematografica diversa. Di conseguenza, il dipinto di Hopper The Circle Theatre probabilmente non si limita ad affrontare i contrasti tra vecchio e nuovo, come riconosciuto dal poeta Mark Strand. L’aspetto minaccioso del cinema è piuttosto inteso ad attirare l’attenzione sui problemi dell’industria cinematografica dell’epoca, le cui «strategie al ribasso» hanno cambiato la cultura cinematografica e causato disordini sociali. Il fatto che Hopper inserisca nel suo dipinto il marchio Horton’s Ice Cream, che non esiste più, evidenzia problemi di anche maggiore importanza causati dall’aumento della concorrenza economica in relazione alla crisi finanziaria. Hopper, nel suo quadro, tratta dunque l’industria cinematografica come una delle più importanti industrie americane di intrattenimento, illustrativa della concorrenza economica che determina condizioni disumane e causa disordini sociali.