
Identità
Mi presento. Con curriculum, referenze e qualifiche accademiche e professionali (formazione, premi, titoli, certificazioni).
Servizi
Ciò di cui sono capace. Con presentazione delle tipologie di servizio, portfolio lavori svolti, esempi di traduzione.
Catalogo
Ho scritto libri, e tradotto tantissimo: copioni teatrali e articoli su cinema, arte, letteratura, spettacolo, teatro.
Traduzioni giornalistiche
Eduardo Scarpetta e le aspre critiche dei francesi nei confronti delle sue riduzioni
29 Aprile 2014/da adminLa camera di sangue: Angela Carter e la dissacrazione del patriarcato
6 Settembre 2016/da adminLabyrinth di Jim Henson: Trent’anni dopo
25 Maggio 2016/da adminPirandello e io
16 Luglio 2016/da adminTerence Stamp: il paziente inglese
8 Luglio 2013/da adminTanatoprassi: il teatro di Dino Buzzati (III)
29 Agosto 2014/da adminRapacità di Von Stroheim: la travagliata storia di un capolavoro del cinema muto
13 Ottobre 2016/da adminTra sarcasmo e Sarkozy, la drammaturga Yasmina Reza spiega il suo concetto di potere
27 Settembre 2013/da adminUltimi lavori
Referenze
Ho apprezzato le qualità di Annamaria quando ha lavorato nella nostra azienda come impiegata di segreteria, ruolo che prevede diverse mansioni: si è sempre contraddistinta per serietà e dedizione. Recentemente abbiamo collaborato con lei in qualità di traduttrice e anche in questo caso ha dimostrato precisione, puntualità e massima professionalità.
Ci rivolgiamo spesso ad Annamaria per la traduzione di soggetti e sceneggiature cinematografiche. Annamaria ha sempre tradotto con grande cura e attenzione i nostri scritti, mantenendo nella traduzione la peculiare voce del testo originale. Precisa e puntuale, per noi è una collaboratrice fondamentale!
La dottoressa Annamaria Martinolli ha effettuato la traduzione di diverse tesi pubblicate sul nostro sito di facoltà umanistiche, dallo spagnolo all’italiano, dal francese all’italiano e dall’inglese all’italiano, lavorando con puntualità e precisione. Qui è possibile trovare un elenco delle tesi tradotte dalla dott.ssa Martinolli.
Oltre ad essere la migliore caporedattrice che la testata abbia mai avuto, Annamaria ha tradotto innumerevoli articoli poi da noi pubblicati anche in lingua italiana; apportando, in tal modo, preziosi contributi editoriali al progetto che Fucine Mute rappresenta, a partire da sua fondazione e stesse basi statutarie: la promozione e la diffusione della cultura.
Annamaria è il nostro referente aziendale per le traduzioni in lingua attiva e per le revisioni di testi in altre lingue. Non è facile gestire documenti tecnici di cui solo gli specialisti colgono il significato. Ciò non di meno, a vedere la qualità degli elaborati prodotti, ed i risultati con essi ottenuti, siamo ormai certi che Annamaria conosca il nostro mestiere quasi come noi.
Creo que Annamaria ha hecho un gran trabajo pues traducir poesía es dificil.
Si muove con una certa scioltezza e impara velocemente (il testo migliora pagina dopo pagina).
Sul tradurre
La traduzione è una delle forme dell’interpretazione e deve sempre mirare, sia pure partendo dalla sensibilità e dalla cultura del lettore, a ritrovare non dico l’intenzione dell’autore, ma l’intenzione del testo, quello che il testo dice o suggerisce in rapporto alla lingua in cui è espresso e al contesto culturale in cui è nato.
Vale la pena di dire una parola anche sulla condizione dello scrittore che si trova ad essere tradotto. Essere tradotti non è un lavoro né feriale né festivo, anzi, non è un lavoro per niente, è una semi-passività simile a quella del paziente sul lettino del chirurgo o sul divano dello psicoanalista, ricca tuttavia di emozioni violente e contrastanti.
La parola traduzione deriva, etimologicamente, dal latino “portare di là”. Poiché noi siamo persone portate di là dal mondo, siamo individui tradotti. Si ritiene solitamente che qualcosa dell’originale si perda in una traduzione; insisto sul fatto che si possa guadagnare qualcosa.
Credo che una buona traduzione presupponga di aver compreso il testo, e che a sua volta questo presupponga di aver vissuto nel mondo reale, tangibile, senza mai ridurre tutto alla semplice manipolazione delle parole.
Il traduttore è una bestia un po’ particolare. Così come io l’ho fatto e come lo intendo, è una persona molto disposta all’ascolto, a restare nell’ombra, dotata di grande umiltà e devozione, forse di masochismo, ma anche di un’enorme curiosità. […] L’atteggiamento del traduttore è quello di uno che non si appaga di sé, e che si appaga solo nel momento in cui si appoggia sulle spalle di un gigante.
La traduzione teatrale implica una particolare sensibilità per la dicibilità della battuta: e può anche succedere che la perfetta conoscenza di una lingua non sia sufficiente a una buona traduzione teatrale, proprio per difetto di un’adeguata resa teatrale. […] Per tradurre, incondizionatamente e qualsiasi cosa, non basta la conoscenza della lingua ma occorre anche quella della cultura e della storia che di quella lingua si sono servite.
La “Paglia e fieno alla boscaiola” era stata tradotta poeticamente, pure con la rima, in Straw and hay in the forrester way. Nel leggere il menù, mia madre visualizzava un turista che temeva di vedersi arrivare un piatto di erbe e fieno “alla moda del guardaboschi” e rideva da sola.
Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C’è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo.
Quel lavoro di formica e di cavallo che è una traduzione. Quel lavoro che deve combinare la minuziosità di una formica e l’impeto di un cavallo.
Tradurre vuol dire provare e fallire, riprovare, e fallire sempre meglio.
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